Anche Alcatel chiude !
Comunicato dei senatori Emanuela Baio e Loris Maconi
Crisi Alcatel: gravissime le condizioni del colosso delle telecomunicazioni che sta per chiudere e smantellare lo stabilimento di Concorezzo.
La mannaia della multinazionale francese si abbatterà anche sull'insediamento di Vimercate. Saranno 450 i posti di lavoro persi in tutto dal territorio, che risulterà così compromesso in uno dei settori chiave che l'hanno caratterizzato per più di mezzo secolo.
I senatori dell'Ulivo, Emanuela Baio Dossi (Margherita) e Loris Maconi (Ds), che stanno seguendo la crisi passo per passo, hanno già presentato un'interrogazione urgente ai ministri del lavoro, Roberto Maroni e delle attività produttive, Antonio Marzano, ai quali chiedono un intervento immediato del Governo.
I sindaci dei comuni coinvolti, Concorezzo e Vimercate, invocano a loro volta, un tavolo guidato dal presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, che si occupi dell'analisi della situazione e dello sviluppo di prospettive future per l'area
- Alla base della decisione capestro presa dal gruppo c'è la crisi mondiale che sta coinvolgendo il settore delle telecomunicazioni. Nell'incontro chiesto dalle rappresentanze sindacali unite e dall'rsu dell'azienda, che si è svolto a Vimercate nel tardo pomeriggio di lunedì u.s., alla presenza delle autorità locali e dei parlamentari dell'Ulivo, i sindacalisti hanno tratteggiato la situazione generale: Alcatel, secondo il bilancio consuntivo del 2002, nel settore delle trasmissioni ha registrato un calo del 60% nel fatturato. Questo dato ha indotto la dirigenza della multinazionale ad approntare un piano di ristrutturazione che, se applicato per intero, taglierà nel mondo 19 mila dipendenti. Il numero totale dei lavoratori passerebbe con questa nuova ristrutturazione, da 79 mila a 60 mila unità.
- Negli insediamenti italiani (Vimercate, Concorezzo, Rieti, Battipaglia e Trieste) spiegano Baio Dossi e Maconi - questa circostanza si tradurrà nel licenziamento di 1000 persone su 4200 occupati totali. Vimercate e Concorezzo, che adesso hanno in forze ben 2 mila 200 dipendenti totali (350 dei quali a Concorezzo) perderebbero in un colpo solo 450 lavoratori. Per 200 di loro la prospettiva è quella di essere esternalizzati insieme alle attività delle quali si occupano, che in questo scenario verranno cedute ad altre aziende dell'indotto, mentre per 250 si apre lo spettro della mobilità.
- Questa gravissima circostanza oltre ad avere una pessima ricaduta sociale, tantissime famiglie si troveranno così senza una fonte di reddito, ne avrà anche una sulle prospettive del territorio: i sindacati aggiungono i senatori - hanno manifestato il timore che lo smantellamento di Concorezzo comporti anche la probabile perdita dell'ultimo segmento produttivo dell'azienda rimasto sul territorio. Concorezzo, infatti, mette a punto ponti radio, cioè apparecchi che appartengono al settore della trasmissione. In questa ipotesi nel Vimercatese resterebbe solo il settore commerciale, con perdita di posti di lavoro qualificati e di un patrimonio di conoscenze veramente inestimabile, con pessime conseguenze sul futuro sviluppo dell'area.
- Sono queste le considerazioni svolte nell'interrogazione presentata da Baio Dossi e Maconi, che chiedono al Governo di convocare immediatamente Alcatel e di istituire un tavolo ministeriale che valuti il piano industriale dell'azienda nel medio e lungo periodo, oltre alla ricaduta occupazionale dei provvedimenti prospettati, nonché un impegno urgente che prenda in considerazione l'intero comparto delle telecomunicazioni.
- I sindaci di Vimercate e Concorezzo, Enrico Brambilla e Alberto Bernareggi, dal canto loro, hanno chiesto un incontro, sempre con carattere d'urgenza, al governatore lombardo, Formigoni, perché applichi misure di salvagurdia che vadano oltre l'emergenza per quella che da decenni è considerata la Sylicon Valley italiana e che mostra nel suo processo evolutivo evidenti segni di arresto.
- La nostra attenzione al problema è massima chiosano i parlamentari siamo estremamente preoccupati per le famiglie coinvolte in questo triste epilogo, che si somma alle già note e alterne vicende di cui si è resa protagonista la multinazionale francese negli ultimi anni. Esprimiamo la piena solidarietà ai lavoratori coinvolti e intendiamo confermare loro il nostro pieno impegno su questa partita.
19 febbraio 2003